Lo scorso 8 maggio si è tenuta a Palazzo della Penna l'ultima delle nove lezioni di Intersezioni, una serie di interessanti appuntamenti con il prof. Emidio De Albentiis e con il giornalista e critico d'arte Mimmo Coletti che ha tracciato le linee fondamentali dello sviluppo dell'arte dal tardo ottocento agli anni '60 del '900.
Le conferenze dei due docenti, accompagnate da slides proiettate a schermo, hanno fornito al pubblico conoscenze e chiavi di lettura, spesso sorprendenti ed originali, che hanno permesso di accostarsi al mondo degli artisti, da molti considerato ostico e di difficile comprensione soprattutto se si parla di arte moderna.
Impressionante l'affluenza di pubblico di tutte le età, ha, fin dai primi incontri, premiato l'iniziativa svoltasi all'interno di quel grande contenitore che è Progetto Infinita città e che è stata promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Giovanili, dall'Assessorato all'Urbanistica e dalla direzione del Museo Palazzo Della Penna con la collaborazione di Liomatic.
Una realizzazione per lo più targata Andrea Cernicchi, il giovane assessore alle Politiche Culturali e Giovanili, ora uscente, che ha centrato un altro obiettivo nella sua notevole attività in Comune. Ma occorre sottolineare anche la partecipazione di Liomatic che si dimostra ormai un'azienda sensibile ed appassionata sostenitrice di iniziative culturali legate a Perugia.
Partecipando ad alcune delle nove conferenze è stato evidente, come dicevamo, l'interesse mostrato all'iniziativa. Ad ogni lezione, soprattutto le prime cinque, è stato necessario aggiungere sedie in sala per ospitare il gran numero di aderenti che, come sottolineavamo sopra, provenivano da ogni fascia d'età: anziani e pensionati si sono trovati gomito a gomito con giovani studenti universitari o delle scuole superiori, mostrando la stessa viva curiosità e la medesima caparbia volontà di non perdersi una battuta di quanto andava svolgendosi.
Veniva spontaneo chiedersi cosa aveva la forza di riunire quel centinaio e più di volti differenti per età e professione, seduti in religioso silenzio davanti alle immagini di Monet e di Kandinskij, come a quelle di Picasso e di Warhol.
Se molto certamente si deve alla notorietà e alla serietà professionale dei due relatori, che si alternavano nel condurre le conferenze (da qui forse il titolo del ciclo?), non può sfuggire ad un occhio attento come l'argomento stesso del progetto custodisca una sorta di attrattiva capace di dialogare ancor oggi con forza ed energia inaspettata con il pubblico più svariato.
E' questa la magica peculiarità che investe ogni iniziativa culturale affacciata verso il mondo dell'arte che, vuoi attraverso mostre, vuoi tramite programmi televisivi o cicli di conferenze ripaga subito i suoi organizzatori col successo testimoniato da un'intensa partecipazione.
E' stato detto che in periodi di crisi, non solo finanziaria, ma soprattutto di valori, di certezze e di "pensiero debole" emerge tra la gente la volontà di riscoprire la propria tradizione artistica e culturale quasi per ristabilire dei punti fermi all'interno della propria vita, delle ancore gettate nelle profondità del mare incertum alle quali aggrapparsi per ritrovare se stessi.
Crediamo giusta questa interpretazione.
Crediamo anche che l'arte, in tutte le sue forme, a volte in modo paradossale e negativo, abbia sempre atteso al compito di testimoniare la vera immagine dell'uomo, il suo vero volto spesso sfigurato ed ottenebrato dalle tragiche vicende storiche per le quali ha dovuto passare e tutto ciò spiega la sete di sapere, la sete di vedere e di conoscere.
Il primo passo verso una società umana è questa pietà verso di sé questo riconoscimento di essere gente che ha fame e sete, che desidera l’avverarsi della propria umanità, che desidera
sentire la propria umanità.
Non ci si muove così solo per un interesse accademico.
sabato 23 maggio 2009
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