Entrare nello Studio Moretti Caselli in Via Fatebenefratelli al civico 2, a Perugia, significa penetrare in un altro mondo che è preannunciato, già esternamente, dall'aspetto severo del Palazzo che lo ospita. E' , infatti, come scopriamo in seguito dal racconto di Maddalena Forenza, un edificio appartenuto all'antica famiglia dei Baglioni, l'unico salvato dall'intervento demolitivo di Paolo III per la costruzione della Rocca Paolina, e conserva ancora esternamente l'austerità della pietra medioevale.
Fu acquistato da Francesco Moretti, iniziatore dell'attività artistica, nel 1894 e già nell'anno successivo divenne operativo ospitando nei suoi locali la lavorazione del vetro che il Moretti aveva già avviato da più di trent'anni. Conserva quindi tutto il sapore di una storia centenaria che fanno della visita a questo Studio di Vetrate Artistiche qualcosa che non si limita all'ingresso in un laboratorio d'arte, ma che assomiglia di più ad un viaggio nel passato, in mezzo a vecchi strumenti, a calchi di gesso, a cartoni invecchiati dal tempo, ad antichi arredi. Tutto mostra quanto sia grandioso l'ingegno umano quando prende sul serio un'inclinazione artistica e la trasforma in professione, esigendo serietà e soluzione ai problemi che via via si presentano. Mentre ci si muove, un passo dietro l'altro con circospezione e con timore di provocare qualche danno, questo mondo antico comincia a sgorgare silenzioso tra vecchie armature, leggii, arcolai e ad entrare nelle vene, nei polmoni e nel cuore e vi pare ancora possibile imbattervi di sorpresa nel professor Moretti al lavoro con suo nipote Ludovico Caselli e i suoi assistenti in mezzo ad ampolle di colori, tra i vecchi libri della biblioteca o indaffarati alle trafile di piombo.
Attraverso una successione familiare inaugurata da Rosa e Cecilia Caselli che alla morte del padre, nel 1922, si assunsero la responsabilità della conduzione della ditta e proseguita da Anna Maria Falsettini, loro nipote, lo Studio vanta quindi quasi 150 anni d'attività che oggi viene ancora guidata con successo dalle figlie di Anna Maria, Maddalena ed Elisabetta Forenza.
Siamo andati ad intervistarle per conoscere direttamente da loro qualcosa di più di quello che abbiamo potuto apprezzare sfogliando il loro bel sito web.
Fin da piccole avete convissuto, volenti o nolenti, con gli oggetti, le opere d'arte, le vetrate, i forni, le tecniche che la vostra famiglia ha da sempre custodito. Come avete vissuto il rapporto con questa tradizione?
Da piccole non ci rendevamo conto che il posto dove giocavamo mentre la mamma dipingeva fosse un luogo così importante, ricco di storia e tradizione.
A volte ci infastidiva e ci metteva in difficoltà non avere una mamma con un lavoro "normale", era difficile spiegare solo con le parole il mestiere del mastro vetraio.
Il ricordo che abbiamo più presente è quello dell'odore di essenza di trementina che aveva la mamma quando ci abbracciava.
Crescendo abbiamo pian piano capito l' importanza di quello che ci circondava.
Che cosa ha fatto scattare in voi la possibilità di dedicarvi a questo lavoro decidendo di mettervi nel solco della tradizione dei vostri nonni?
La decisione di continuare questo lavoro, è arrivata per gradi ed a volte è stata sofferta!
Un insieme di motivi, soprattutto l'amore per l'arte e il forte legame con lo Studio-laboratorio, ci hanno portato fin qui, sempre temendo di non essere all'altezza di chi ci ha preceduto.
Entrando nel vostro Studio sembra di entrare in un mondo antico regolato da leggi che, oggigiorno, il mondo del fast, del tutto subito, non vanno più di moda. Cosa significa per voi il rapporto con il vostro lavoro fatto di pazienza, di attesa, di precisione, di costanza, di creatività, di manualità...?
La frenesia che tutti hanno quando ci commissionano un lavoro ci crea uno stato di ansia perenne. Proprio per i motivi elencati a volte ci sentiamo delle privilegiate fuori posto... con la paura che un giorno verremo comunque assorbite dal mondo frenetico di oggi.
I giovani si interessano al vostro lavoro? Avete avuto contatti con ragazzi interessati ad apprendere l'arte della vetrata artistica?
I giovani interessati non sono così numerosi, sono attratti molto di più da internet, telefonini e centri commerciali.
Il vero interesse lo notiamo fra i ragazzi delle scuole medie che sono felici di poter partecipare ai laboratori didattici che organizziamo.
Come vedete la situazione dell'artigianato artistico nella nostra città?
Noi crediamo che sia stata fatta molta demagogia sull'artigianato artistico. I politici ci usano a loro piacimento per la loro visibilità.
Crediamo che veramente di noi non interessi che a pochi.
Quali prospettive vorreste suggerire?
Avremmo il desiderio di poter avere dei luoghi messi a disposizione gratuitamente tutto l'anno dove esporre e vendere i nostri manufatti artistici: accanto ai musei per esempio!
Vorremmo essere più considerate dalla Soprintendenza, dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione per quanto riguarda i restauri che molto spesso e troppo spesso, vengono fatti effettuare da ditte che lavorano in altre regioni.
Ci piacerebbe che il Comune organizzasse un evento solo ed esclusivamente per gli artisti-artigiani della città e che, attraverso sponsor etc., fornisse i luoghi, gli stand e tutto l'occorrente in modo da non gravare sull'artigiano con spese che non può sostenere.
Quali orizzonti intravvedete per il vostro lavoro?
Gli orizzonti a volte sono neri, la burocrazia ci impedisce di avere il tempo di lavorare e lavorare bene significa concentrarsi su quello che si sta facendo, avere la mente e le forze creative per produrre cose belle, uniche, che emozionino sia l'artista sia il committente.
Sui volti delle due ragazze compare un'ombra d'apprensione: è chiaro che la vita non è facile, che i problemi sono tanti e che l'insieme delle problematiche rischia di distrarre dal contenuto vero del lavoro, la parte che amano di più e che le ha convinte a giocarsi in quest'avventura più grande di loro. Tutto ciò è da metter in conto ed aggiunge valore al loro coraggio e alla loro passione per proseguire questa grande opera al di là di ogni incomprensione e riconoscimento. Lo sappiamo, attualmente il lavoro dell'artigianato artistico è costellato di sacrificio, di fatica e di sofferenza. La concorrenza dell'industria avanza vertiginosamente e non è facile entrare sul mercato con prodotti che nascono da un lavoro manuale attento e meticoloso che spesso l'acquirente non riesce a valutare accontentandosi di un manufatto più a buon mercato.
Ritorneranno i tempi dell'Arts & Crafts di William Morris quando a Londra l'artigianato artistico si gloriava di un posto d'eccezione all'interno della società inglese?
Ritorneranno i periodi d'equiparazione tra arti maggiori e applicate propugnata dal Liberty o dalle Secessioni che avevano lanciato il gusto dell'opera curata e originale?
Per ora la situazione è preoccupante anche per la denunciata sordità degli enti di governo del nostro territorio.
Ma il fascino di questo antico laboratorio d'arte rimane assolutamente intatto e ci parla di passione, di pazienza, di gusto per il lavoro ben fatto, rare perle che fanno del Moretti Caselli e della nostra città qualcosa di unico al mondo
Le immagini sono tratte dal sito http://www.studiomoretticaselli.it/