martedì 24 marzo 2009

C'era una volta un quartiere di falegnami...


C'era una volta un quartiere di falegnami... e adesso... non c'è più!
Non è una magia di Silvan: è una realtà triste per il nostro centro storico!
Se qualche decina d'anni fa, infatti, passavate per le strade della Cupa vi imbattevate giocoforza ad ogni passo in una bottega di falegname specializzato, intarsiatore, tornitore, ebanista, restauratore che nelle giornate di sole metteva ad asciugare i suoi lavori appena fuori dall'ingresso della bottega.
Un patrimonio d'artigiani del legno che avevano indirettamente donato un volto inconfondibile al rione di Porta S. Susanna e di cui oggi rimane solo qualche bottega, due o tre, che resistono con i denti alla debacle generale.
Al loro posto il nulla! O meglio, al loro posto garage, miniappartamenti per studenti (che fantasia!) ricavati nei fondi che ospitavano seghe a nastro e pialle elettriche.
E così "centro storico" continua sempre di più ad esser sinonimo di "Corso Vannucci, Piazza Matteotti, Via Oberdan ed una parte di via dei Priori"!
Complimenti all'amministrazione perugina!
Complimenti alle organizzazioni di categoria!
Complimenti alla miopia generale!
Forse servirebbero un paio d'occhiali nuovi, occhiali che facciano vedere le potenzialità di Perugia, che facciano aprir gli occhi a valorizzare i suoi bei vicoli, le sue caratteristiche piazzette, le sue faticose salite, la sua antica identità.
Occhiali che aprano gli occhi a valorizzare gli artigiani con sovvenzioni e agevolazioni perchè questi antichi mestieri siano consegnati alle future generazioni con politiche simili a quelle che avvengono in tante regioni della Francia! Invece qui si pensa solo a tassare il piccolo artigiano, a spremerlo come un limone, per favorire l'insediamento in periferia di grandi centri commerciali che al loro interno possiedono bricopoint in grado, secondo la logica del grande interesse, di soppiantare la tradizione artigianale.
E' curioso che nella regione che viene stimata per la possibilità di riscoprire antiche tradizioni, anche culinarie, ed antichi mestieri ci si dimentichi di questa preziosa realtà.
Ci direte: "Ma come si fa? Tanti artigiani non sono stati cacciati via, ma se ne sono andati spontaneamente!".
E in Francia come stanno facendo?
Se cominciassimo a guardare ai nostri cugini che, tra l'altro, ospitiamo per manifestazioni ormai fisse con le città gemellate?
Certo occorrerebbe aver il gusto per la realtà, per il bene comune e non solo per la bella poltrona dietro ad una scrivania dalla quale ci si alza solo in occasione di eventi che mettono in risalto la propria efficienza politica o amministrativa.

Bevagna, col suo Mercato della Gaite, ha trovato una strada interessante. Non vi pare?

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