Il quartiere della Conca è uno dei quartieri più vetusti della città e lo testimoniano i resti delle Terme romane con lo splendido mosaico pavimentale a tessere bianche e nere rinvenuto nel 1875, dove è raffigurato il mito di Orfeo.
Il quartiere, a causa della configurazione geologica del suo territorio, è rimasto ininterrottamente separato dagli altri rioni cittadini più elevati e più comunicanti tra loro e si è da sempre configurato come una sorta di piccolo paese inglobato nel 1327 all’interno della cinta di mura medioevali costruita sotto la direzione del Maitani. Si trattava per lo più di un terreno ortivo e campagnolo con poche case e molto verde del quale è rimasto un ricordo nei terreni a ridosso delle mura sotto Via del Verzaro e che sfruttava una delle caratteristiche più importanti del quartiere: la ricchezza di sorgenti d’acqua che determinò la comparsa di innumerevoli pozzi e cisterne ancor oggi presenti all’interno di tanti edifici.
Agli inizi del secolo passato, costituì uno dei più importanti polmoni economici della città che, in quegli anni, intraprendeva il suo modesto processo di industrializzazione. Fino a qualche decennio fa, in luogo dell’attuale mensa universitaria (1976), era attiva la “Valigeria Italiana”, che poi dal 1912 al 1939 si trasferì nei locali dell’ex Monastero di S. Susanna in via della Sposa e, poco più su, nei pressi dell’Università per Stranieri in via Goldoni, nacque il nucleo originario delle Industrie dolciarie Piselli che, negli anni ’60, per esigenze strutturali, si trasferirono nella zona compresa tra via Eremita, via del Cardellino e via del Pero, senza peraltro modificare di molto il paesaggio urbano.
Nei pressi dell’arco che da accesso a Via San Galigano era la sede del Mattatoio Comunale oggi trasformato in Facoltà di Giurisprudenza sulla scia dei pesanti interventi urbanistici voluti dal Rettore Giuseppe Ermini negli anni cinquanta e sessanta per far spazio all’Aula Magna di via Fabretti (del 1951), alla Casa dello studente di via Innamorati (1957), alla Facoltà di Scienze (1964) e, successivamente, a varie facoltà universitarie tra le quali Matematica, Fisica, Economia e Commercio, Scienze Politiche, Farmacia. Fu in quegli anni che venne abbattuta la trecentesca Chiesa di S. Elisabetta (1337), prima chiesa dedicata alla Santa ungherese in tutto il mondo, e venne inglobata nell’edificio universitario trasformandosi in aula.
L’intervento di Ermini fu talmente vasto e radicale da modificare definitivamente la struttura sociale e culturale del quartiere: un sempre maggior numero di studenti ha sostituito molta parte della popolazione residente, fino ad arrivare alla scomparsa quasi totale di famiglie negli attuali ultimi anni.
Ciò ha determinato un calo di interesse per la cura delle vie, delle piazzette e delle aree verdi che ci interessa qui documentare e per le quali chiediamo un urgente intervento. Importanti sono stati gli interventi comunali per la ristrutturazione delle scalette di Via Appia e per il consolidamento dell’arco di Via Pascoli, ma molto resta ancora da fare.
Nello specifico vogliamo soffermare la nostra attenzione sulla zona vicino alla chiesa/oratorio di S. Rocco e Sebastiano (conosciuta anche come S.Elisabetta) per il particolare livello di degrado raggiunto. Nei pressi di questo gioiello del barocco perugino, con splendidi affreschi e dipinti di Pietro Montanini, le aree verdi sono state da tempo trascurate ed avrebbero bisogno di un’opera di bonifica e di un radicale intervento di ristrutturazione. Proprio all’interno di un’aiuola posta di fronte alla chiesa fu rubata diversi anni or sono una statuetta della Madonna che era stata voluta dalla popolazione del quartiere anche per recuperare uno spazio verde spesso luogo di sosta di balordi di passaggio.
Da almeno cinque anni, poi, il blocco di un cantiere per la costruzione di un parcheggio sotterraneo e per la ristrutturazione di un edificio privato tra via del Cardellino e via Eremita sta fornendo ospitalità a barboni e vagabondi che potrebbero esser meglio assistiti dalle strutture comunali competenti piuttosto che esser lasciati bivaccare e dormire nei vani abbandonati del cantiere.
L’abbandono strutturale, la silenziosità della zona e la collocazione appartata, ma nello stesso tempo vicina al centro storico ha trasformato quest’area in un comodo luogo d’incontro per spaccio e consumo di droga pesante, come del resto in altre innumerevoli porzioni del centro cittadino.
Non è possibile permettere il protrarsi di una situazione simile che mina alla radice un modo di vivere decoroso e che incentiva il diffondersi di costumi di vita non tollerabili all'intera città, soprattutto nei pressi di Istituzioni culturali così prestigiose come L'Università Italiana e quella per Stranieri. Chiediamo quindi un intervento immediato da parte delle autorità competenti per sanare definitivamente la situazione.
lunedì 16 marzo 2009
Il degrado di un antico quartiere: la Conca
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