Una bella novità a Palazzo Gallenga!
L'ammasso di tubi arrugginiti e di tavole, ricettacolo di rifiuti vari, va in pensione dopo 38 anni di onorato servizio! Tra poche settimane una mensola protettiva pensile prenderà il posto dei vecchi ponteggi liberando le strade adiacenti all'edificio e rendendo più chiara la lettura dei paramenti esterni del palazzo.
Ce ne rallegriamo! Sarà certamente una veste più dignitosa per una delle istituzioni più nobili e prestigiose della nostra città e per uno dei palazzi settecenteschi più splendidi che abbiamo.
Certo, ci sarebbe risultato più gradito un intervento di restauro complessivo e definitivo, ma anche questa soluzione è da considerarsi un passo avanti.
Come si sa la parte bisognosa di restauri dell'immobile non è quella più antica che risale alla costruzione dell'edificio nel 1758 da parte di Francesco Bianchi, ma l'ampliamento successivo realizzato nel 1936 con materiale più economico che voleva imitare la decorazione in cotto della facciata rococò. Le infiltrazioni d'acqua nel rivestimento e le escursioni termiche con il tempo hanno rovinato molti dei conci decorativi rendendo pericoloso il passaggio dei pedoni nelle vie sottostanti e da qui l'intervento protettivo.
Allo stesso modo aspettiamo il riconquistato restyling dello stabile che porta il nome dello stesso architetto, Palazzo Bianchi al centro storico, proprio di fronte al Teatro Morlacchi. Anche per questo edificio, caratterizzato da una decorazione in cotto e acquistato da un privato circa due anni fa, il bavero protettivo di tubi e tavole ha le settimane contate in quanto, una volta che gli Uffici Comunali saranno trasferiti nel vicino complesso della ex-scuola Pascoli in via di ristrutturazione, partirà il cantiere di restauro lasciando in prima linea sul fronte "ponteggi protettivi" solo l'ultimo arrivato di Porta Eburnea.
Da qualche anno, infatti, il Comune ha sistemato alcune incastellature ormai ferruginose presso la sede dell'assessorato di Porta Eburnea.
Non sappiamo questa volta cosa sia in pericolo di cadere, ma auspichiamo che a breve termine il problema venga affrontato e risolto.
Proprio perché stimiamo la nostra città e sappiamo quanta ricchezza umana, culturale e sociale conservi ci pare che ogni cedimento al degrado sia offensivo per la sua identità.
Il Centro storico di una città deve essere come il suo fiore all'occhiello e crediamo sia deleterio soprattutto per una città come la nostra, risolvere certi problemi non risolvendoli.
Recentemente ci è passato sotto gli occhi l'esempio di Parma e come il suo Comune si stia organizzando per rispondere al problema della valorizzazione del suo meraviglioso centro storico: "Quanto il centro storico rappresenti una priorità per Parma, lo dimostra anche la creazione di una nuova figura professionale “ad hoc” (il “town center manager”) della quale l’Amministrazione si è fatta carico per cercare di sintetizzare le esigenze di tutti gli attori in gioco. «Perché andare sul posto, nelle botteghe, a sentire i problemi della gente, è diverso dal riceverle nelle stanze dei palazzi [...] Perché i centri storici devono vincere la sfida nella competizione con gli out-let e i centri commerciali». E la risposta, Parma, l’ha trovata nel “centro commerciale naturale” e, soprattutto, nella creazione di un «contenitore che riesca convogliare tutti gli sforzi, pubblici e privati, che lavorano allo stesso obiettivo». Si chiama “Gec”, sta per “gestione centro città” ed è una struttura organizzativa sperimentale che mette intorno allo stesso tavolo «il consorzio unico delle associazioni di categoria, l’Amministrazione, i gestori dei parcheggi, l’Università, le fondazioni, tutte le istituzioni». Anche qui le difficoltà non mancano. «Soprattutto con i proprietari di immobili, che chiedono affitti spropositati, col risultato di avere locali sfitti e di lasciare spazio a negozi cinesi o poco tradizionali». «Serve quindi una diversa politica urbanistica, che incentivi ad esempio l’insediamento di grandi catene distributive che proprio nei centri stanno cercando spazi». Un’azione alla quale si unisce «il censimento di tutti gli spazi pubblici poco utilizzati, per promuovere iniziative catalizzanti». E le recenti esperienze dei “temporary shop” non sono che un esempio. A questo si aggiunge anche la soluzione che Parma ha trovato per tamponare il degrado di alcune zone «in balìa di kebab e call center». «Abbiamo aperto uno spazio comunale, una biblioteca multimediale aperta tutto il giorno che la sera diventa “caffé letterario”: questo è il nostro presidio della zona». Il tutto studiando iniziative ad hoc nelle singole zone «più sensibili» e studiando una riqualificazione urbana strutturale e pianificata».
di Susanna Pasquali tratto dal sito: http://www.filibertoputzu.it/centro_storico__identità_di_una_comunità_sc_6760.htm